23 Dic2014
Con il professor Marco Almagisti, sabato 20 dicembre, alla ricerca dalle origini della crisi della rappresentanza e del tramonto (se mai esso è sorto nei cieli italiani) del senso si appartenenza ad una comunità.
Churchill diceva che la democrazia è il peggiore dei sistemi di governo, fatta eccezione naturalmente per tutti gli altri.
Platone era apertamene contrari o alla democrazia , la quale a suo giudizio non porta al governo dei migliori ma degenera inevitabilmente nella demagogia.
Per Rousseau, la democrazia è un sogno irraggiungibile. Nel dir questo egli pensa alla democrazia diretta, al modello della polis greca, non essedo ancora arrivato Thomas Paine cui va il merito di aver coniugato per la prima volta democrazia con rappresentanza. Sembra la soluzione perfetta, ma le cose si complicano.
Torniamo al populismo. Esso nasce proprio dall’idea di democrazia rappresentativa. Il cittadino delega ai propri rappresentanti la responsabilità di prende decisioni al posto suo. E qui subito sorge il rischio della frattura tra rappresentato e rappresentante. E abbiamo allora la critica dal basso alla classe politica, all’establishment, ai poteri forti. In tempo di crisi economica gli animi si esasperano, nasce la retorica della casta.
Il populismo è costitutivo della democrazia rappresentativa in quanto esprime il conflitto tra rappresentanti e rappresentati. Conflitto che potrebbe essere attenuato se entrambe le parti si impegnassero. L’una, i rappresentati, esercitando un responsabile controllo sugli atti dei rappresentanti, curando il rapporto tra eletto ed elettore. L’altra, i rappresentanti, relazionando (rendicontando ) regolarmente e in modo trasparente circa i loro atti e le relative conseguenze. Insomma, la democrazia è impegnativa per tutti.
Leggi tutto