Tutta questione di Capitale (Sociale)

Marco almagisti

Con il professor Marco Almagisti, sabato 20 dicembre,  alla ricerca dalle origini della crisi della rappresentanza e del tramonto (se mai esso è sorto nei cieli italiani)  del senso si appartenenza ad una comunità.

Churchill diceva che la democrazia è il peggiore dei sistemi di governo, fatta eccezione naturalmente per tutti gli altri.

Platone era apertamene contrari o alla democrazia , la quale a suo giudizio non porta al governo dei migliori ma degenera inevitabilmente nella demagogia.

Per Rousseau, la democrazia  è un sogno irraggiungibile. Nel dir questo egli pensa alla democrazia diretta, al modello della polis greca,  non essedo ancora arrivato Thomas Paine  cui va il merito di aver coniugato per la prima volta democrazia con rappresentanza. Sembra la soluzione perfetta, ma le cose si complicano.

Torniamo al populismo. Esso nasce proprio dall’idea di democrazia rappresentativa. Il cittadino delega ai propri rappresentanti la responsabilità di prende decisioni al posto suo. E qui subito sorge il rischio della frattura tra rappresentato e rappresentante. E abbiamo allora la critica dal basso alla classe politica, all’establishment, ai poteri forti. In tempo di crisi economica gli animi si esasperano, nasce la retorica della casta.

Il populismo è costitutivo della democrazia rappresentativa in quanto esprime il conflitto tra rappresentanti e rappresentati. Conflitto che potrebbe essere attenuato se entrambe le parti si  impegnassero. L’una, i rappresentati, esercitando un responsabile controllo sugli atti dei rappresentanti, curando il rapporto tra eletto ed elettore. L’altra, i rappresentanti, relazionando (rendicontando )  regolarmente e in modo trasparente circa i loro atti e le relative conseguenze. Insomma, la democrazia è impegnativa per tutti. 

 

Oggi la  politica è percepita come lontana, addirittura nemica, i partiti non ascoltano e non rappresentano la Nazione, questo il “mood” dominante, questo l’ospite inquietante (parafrasando Nietzsche) che si aggira sempre meno furtivo nelle stanze della nostra casa comune.
 
“La tradizione civica nelle regioni italiane”

Robert Putnam,  studia la nascita delle Regioni in Italia. Nel 1970, infatti, esse vengono istituite in (tardiva) applicazione a quanto previsto dalla nostra Costituzione. Venti organismi politici nascono quindi “a freddo”, con organi e istituzioni uguali tra loro stabiliti dalla legge, con strutture di rappresentanza, parlamenti e organi decisionali uguali. Venti stati in venti territori diversi.

E già dopo pochi anni cominciano ad apparire evidenti le differenze.

Putnam identifica otto criteri di qualità in base ai quali misurare le prestazioni democratiche e l’efficienza della rappresentanza delle nostre Regioni: dalla puntualità nella approvazione dei bilanci fino al numero di asili nido istituiti.

Il risultato è evidente. Le regioni del nord sono amministrate in modo più efficiente e partecipato rispetto a quelle del centro e del sud. 

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