DELEGARE ED ESSERE DELEGATI

potereUNA QUESTIONE DI POTERE

(e UN AFFARE COMPLICATO)

Il 13 febbraio con Piero Vecchiato la nostra Scuola ha affrontato il tema della delega come attitudine organizzativa imprescindibile per ogni impresa di successo.

Perché? E il potere che centra?

Non possiamo fare tutto da soli ... più complessa è l'organizzazione (azienda, gruppo umano, società), più è necessaria la delega. Che si basa sulla fiducia e consiste nel rinunciare ad una parte grande o piccola del nostro potere in favore di altri che ci rappresentino. Che siano come se fossero noi stessi entro i confini della delega.

E' un affare complicato...Le organizzazioni che non riescono a delegare sono ferme, rigide, incapaci di rinnovarsi, morte. Così come sono vive quelle che riescono a farlo.


Perché autolimitare il proprio potere è difficile. Affinché questo avvenga occorre combattere la tendenza del poter a diventare fine a se stesso: "non voglio il potere per poter realizzare i miei obiettivi" (d'impresa, in famiglia, nella società in economia ), "ma voglio il potere per aver altro potere". Nel primo caso per raggiungere il mio fine posso benissimo rinunciare al potere se questo mi avvicina alla meta, nel secondo caso non vi è nulla di più importante del potere stesso e non ne posso mollare neppure un 'unghia.

Tutti noi ci scopriamo nello stesso tempo delegati e deleganti. Se non altro alle elezioni, deleghiamo altri a curare il nostro bene come fossero noi stessi (straordinario vero?).

Ma attenzione. Delegare non significa affidare ad altri pezzi grandi o piccoli della nostra vita, per non pensarci più. La delega non ha senso senza il controllo sui risultati. Un controllo "scientifico", pianificato e rigoroso. Solo così posso rinnovare la fiducia o revocarla.

La delega è quindi faticosa, un affare complicato.

Quando andiamo a votare ne siamo consapevoli?