ANCHE NEL WEB SAPERE E' POTERE
ANCHE NEL WEB SAPERE E' POTERE ...E IMPEGNO E FATICA SE SI VUOLE ESSERE LIBERI.
CON RENATO STELLA PER CAPIRE LA RETE.
Tra vecchi e nuovi media non esiste cesura, ma si intersecano e si integrano.
La verità non è data più dall'autorità di chi controlla i mezzi di informazione, ma dal numero di condivisioni, e questo e certamente un bene da un lato, in quanto alimenta e fornisce le ali al sogno di una partecipazione diretta delle persone alla produzione di senso ed alla partecipazione dal basso alle decisioni della vita sociale.
Da un altro verso, tuttavia, il web consente a tutti di accedere alle informazioni ed ha l'effetto di potenziare e diffondere quella che si definisce cultura di massa, dove tutto viene banalizzato e dove le persone più sprovvedute culturalmente, appunto perché prive di filtri interpretativi e di difese, credono che non esista altro livello di quello offerto dal web e banalizzano ogni contenuto ed informazione.
Le teorie complottistiche che sono sorte e si sono diffuse attraverso il web esistevano già da prima, forse da sempre (senza andare indietro nei secoli, basta ricordare i famosi Protocolli dei saggi Sion, un falso documento creato dalla polizia zarista nei primi anni del '900, nel quale si rivelava un presunto complotto ebraico per conquistare il mondo).
Ancora un volta il web non inventa nulla, ma amplifica le correnti e le differenze già presenti nella società e negli individui.
Il web deve essere fruito ed utilizzato con gli strumenti della ragione e della cultura. E chi non possiede questi strumenti può diventare vittima passiva di manipolazioni ed in ogni caso non acquisisce consapevolezza della complessità del mondo. In un certo senso egli assume una visione "paratattica", nella quale le informazioni sono giustapposte l'una all'altra sullo stesso piano ed hanno tutte la stessa importanza intrinseca, lo stesso grado di verità, e la preferenza ed il criterio di scelta diventano il numero di condivisioni sul web. In passato la scuola, la religione, il mercato editoriale, fungevano da filtri e in qualche modo validavano l'autorevolezza dei contenuti.
Ancora una volta, però, occorre considerare anche l'altra faccia di questo Giano bifronte: nel Medioevo un libro era scritto e illustrato, ovviamente da amanuensi, su pergamena, ed era un oggetto prezioso, pesante decine di chili, aveva richiesto, per la sua realizzazione materiale (oggi si direbbe per il solo supporto) l'uccisione di decine di animali, e costava come un'automobile. Si spiega quindi facilmente perché veniva scritto, chiosato, commentato e riscritto varie volte, e passava di mano in mano per generazioni. Uno dei più grandi eruditi della sua epoca, Francesco Petrarca, possedeva nella sua biblioteca non più di 30 libri.
In rete non ci sono autorità, e tutti possiamo essere protagonisti e reporter, con riprese fatte con il cellulare in diretta sugli eventi, e tutti posso esser chiamati a mobilitarsi, a partecipare (per salvare il gattino o per occupare Wall Street), ma si tratta di mobilitazioni fugaci, poco impegnative. Un tempo iscriversi ad un movimento o partito costituiva un impegno (quasi ) per la vita, perché presupponeva contatti e relazioni fortissime, legami di solidarietà, condivisione di visioni, discussioni ideologiche sul mondo che vorremmo. Oggi sulla rete si può cliccare il proprio si o no, ci si mobilita in modo leggero, si entra e si esce con facilità.
La rete porta quindi a individualizzare e a personalizzare.
I media, ma questo era già iniziato con le televisioni commerciali, hanno obiettivi di marketing, non educativi o di ricerca della verità, e quello che conta è il numero delle teste. Ancora una volta si nota l'ambivalenza della Rete. Dove la veridicità e data dal numero di contatti e di "mi piace". Essa è specchio della complessità del mondo e nello stesso tempio amplifica la complessità.
Si osserva un processo di semplificazione e di banalizzazione dei codici comunicativi, ogni volta che si passa da un medium ad un altro : dai codici miniati che gelosamente tramandavano la sapienza del mondo antico, ai libri a stampa, da questi ai giornali, e poi alla radio e poi alla televisione ed ora a Internet. E' come se ad ogni progresso della tecnica di scendesse un gradino verso la banalizzazione e l'insignificanza dei contenuti.
Occorre dunque saper selezionare, e molti (i "nativi digitali") spesso non sono neppure consapevoli che occorre selezionare. Altrimenti si scivola nella cultura di massa, la quale coltiva l'illusione di avere lo stesso livello della cultura alta (mancanza del limite). La cultura di massa danneggia e condanna i più deboli perché li illude di essere al centro della scena e della società mentre invece li utilizza e li manipola per interessi di marketing, ma anche politici e di controllo del consenso. In questo senso internet riproduce piuttosto che eliminare le differenze di ceto (che sono altra cosa da quelle di censo).
Da uno studio sul campo emerge che chi proviene da famiglie di censo elevato (inteso non come reddito in senso stretto, ma come cultura e capacità di lettura e interpretazione della società), ha una maggiore capacità di selezionare le informazioni e in definitiva di essere libero.