Libertà dai vincoli o libertà di partecipare?

Immagine LaGrandeBellezzaLibertà da o libertà di? Liberismo puro, alla Reagan, alla Thatcher (meno vincoli, meno regole e briglie sciolte per il mercato), o libertà come possibilità di contare, come impegno, come opportunità garantita a tutti i cittadini di partecipare alla crescita economica e civile della società?

Queste le domande affrontate con la professoressa Francesca Gambarotto, sabato 25 gennaio. Insieme a lei ci siamo interrogati su due visioni profondamente diverse della vita e della libertà, cogliendo i principi teorici delle loro origini e dei rispettivi padri nobili. Il mercato ha in sé le condizioni e le regole che consentono una distribuzione adeguata della ricchezza ed il mantenimento del consenso sociale? O al contrario esso reca in sé i germi della propria autodistruzione se non viene contestualizzato in una visione più ampia dove lo Stato ha la possibilità di intervenire per garantire equità di partenza per la competizione economica (istruzione pubblica e diritti), imponendo limitazioni ai monopoli e limiti agli eccessivi accumuli di ricchezza?

Sarebbe facile semplificare queste due visioni alternative come l'una di destra e l'altra di sinistra. Ma in realtà nella contrapposizione tra l'edonismo reaganiano degli anni Ottanta e l'impegno civile serioso dei collettivi alla Nanni moretti con dibattito finale sul film, si nascondono due visioni del mondo, due sensibilità e due percezioni della realtà profondamente diverse. Il bello è che entrambe, in percentuali variabili, albergano in ciascuno di noi.

Tuttavia, tra le promesse di ricchezza, leggerezza, assenza di vincoli, libertà individuale, e la necessità del risparmio, dell'abbattimento del debito pubblico, della corretta amministrazione svincolata dal controllo dei partiti, almeno da noi in Italia non c'è stata storia.

Si afferma la tendenza a vedere le regole, le istituzioni, lo Stato come nemici dell'individuo, come entità astratte ed estranee, come se non facessero parte della società... e ancora una volta e con sempre maggiore energia è necessario fermarsi a riflettere, per capire.

E la scena iniziale del ballo de "La grande bellezza" di Sorrentino, sembra l'epitaffio di un'epoca.

Marco Amendola