Con il prof. Paolo Feltrin

paolo-feltrinIl professor Paolo Feltrin, nella sua lezione del 16 gennaio scorso, ha costruito per gli allievi della nostra seconda classe un particolare percorso, offrendo una esperienza didattica che è partita dal riferimento a tre grandi economisti contemporanei per calarsi poi nella pratica esperienza delle relazioni di rappresentanza delle associazioni datoriali quali Confartigianato Vicenza.

Un percorso "alto" ed incisivo, che si è concluso con l'intervento del dott. Vittorino Spessotto, Direttore Generale del Comune di Pieve di Soligo e Segretario Comunale dei Comuni di Pieve di Soligo e Refrontolo, che ha offerto la sua testimonianza di amministratore locale impegnato nella realizzazione dell'unione di questi due comuni ed in particolare nella unificazione dei servizi relativi a tutte le funzioni che la legge attribuisce alle amministrazioni comunali.

Il prof. Feltrin ha iniziato da Herbert Simon Premio Nobel per l'economia nel 1978. Herbert Alexander Simon (Milwaukee, 15 giugno 1916 – Pittsburgh, 9 febbraio 2001) è stato un economista, psicologo e informatico statunitense. Le sue ricerche spaziano nei campi della psicologia cognitiva, dell'informatica, dell'economia, del management e della filosofia della scienza. Con circa un migliaio di pubblicazioni, molte citatissime, è uno dei più importanti scienziati sociali del XX secolo.

Non solo un economista, dunque, che ci insegna a mutare il punto di vista quando si guarda ai fenomeni sociali ed economici. Un punto di vista che va contro il senso comune e che ci invita a considerare i rapporti tra i soggetti in gioco nelle relazioni sociale ed economiche non (come siamo portati istintivamente e fare) come rapporti tra persone, ovvero tra individui unici ed irripetibili, mosso da bisogno, pulsioni, stimoli e condizionamenti cultuali, più o meno razionali, ma come attori di una recita.

Non Freud, quindi, non letteratura e psicologia, ma una oggettiva analisi dei ruoli che tutti noi recitiamo di volta in volta nella società.

Siamo infatti a seconda delle circostanze, lavoratori, allievi, insegnati, consumatori, imprenditori, clienti...ed indipendentemente da quanto "ribolle" di psicologico dentro di noi, ci atteniamo al ruolo che interpretiamo di volta in volta. Nel rappresentare questi ruoli, il nostro agire si attiene a principi strategici, è razionalità strategica. Ovvero si basa sul calcolo del rapporto costi–benefici per raggiunger un obiettivo utile secondo un piano di azioni. Ma soprattutto, e questo è il cuore di ogni strategia, cercando di anticipare le mosse degli altri attori, per mantenere l'iniziativa su di loro.

Il secondo autore è Kenneth Joseph Arrow (New York, 23 agosto 1921) un economista statunitense, vincitore del Premio Nobel per l'economia nel 1972, insieme a John Hicks, per i contributi pionieristici alla teoria dell'equilibrio economico generale e alla teoria del benessere.

Il teorema dell'impossibilità di Arrow, formulato nel libro "Social Choice and Individual Values", dice che, dati i requisiti fondamentali di universalità, non imposizione, non dittatorialità, indipendenza dalle alternative irrilevanti, non è possibile determinare un sistema di votazione che preservi le scelte sociali. Ovvero, semplificando molto, che in un sistema in cui ci siano almeno due individui chiamati a dare un ordine di preferenza ad almeno tre opzioni, non è possibile individuare un sistema o funzione che consenta di rappresentare le loro scelte.

Arrow ha dimostrato in tal modo l'impossibilità della democrazia diretta, e quindi la necessità in ogni caso di un leader che sintetizzi le diverse opzioni ed istanze sociali e che ne sacrifichi alcune in favore di altre in base ad una visione superiore.

Infine il terzo autore, Philippe C. Schmitter (1936)uno dei massimi studiosi delle organizzazioni datoriali di rappresentanza, delle quali ha descritto la complessa struttura e le diverse, e a volte contrastanti, nature.

Nelle associazioni, infatti, convivono

1)      Un forte legame identitario tra gli iscritti, i quali si sentono appartenente ad un club, quasi ad una chiesa. E le organizzazioni infatti sottolineano e rafforzano questo legame con simboli, marchi, "liturgie" (la festa, la celebrazione, la premiazione, il convegno). Si tratta di simboli che hanno il compito di "materializzare" questo sentimento di appartenenza e di legare il più possibile gli iscritti all'organizzazione.

2)      La funzione di rappresentanza, di lobby, e quindi la necessità di mediare, di aprire e consolidare relazioni, di essere realistici nel calcolo costi benefici di una trattativa.

3)      Vi è poi la natura di agenzia di stato (si pensi ai CAF, ai patronati..) Si tratta di investiture istituzionali, di riconoscimenti anche operativi e sussidiari rispetto allo Stato ed alle istituzioni pubbliche, che l'associazione non può rifiutare e che al contrario persegue per accrescere la sua influenza a favore dei soci.

4)      Infine vi è l'anima commerciale e produttiva. Infatti le società di servizi nate in seno alle associazioni datoriali perseguono logiche economiche e di equilibrio di bilancio.

Una complessità straordinaria ed affascinante per cui di volta in volta prevale l'aspetto di gruppo identitario, l'aspetto sindacale di mediazione, quello di agenzia statale e quello di impresa commerciale.